Tiziano e Caravaggio in Peterzano


Tiziano e Caravaggio in Peterzano
  • Data15-03-2020
  • Categoria
  • LocalitàAccademia Carrara, Bergamo

Fino al 17 maggio l’Accademia Carrara di Bergamo dedica a Simone Peterzano la mostra monografica dal titolo Tiziano e Caravaggio in Peterzano. L’esposizione, a cura di Simone Facchinetti, Francesco Frangi, Paolo Plebani e M.Cristina Rodeschini, è suddivisa in nove sezioni e promette di far luce su un artista poco noto la cui personalità non può che suscitare interesse. Da allievo di Tiziano nella Venezia degli anni ‘50 del Cinquecento a maestro di Caravaggio negli anni ‘80, il suo contributo artistico è fondamentale per la pittura del secondo Cinquecento in Italia Settentrionale.


Simone Peterzano di origini bergamasche nacque a Venezia nel 1535 dove svolse la sua formazione. Nel 1561 ca. lasciò la città lagunare facendo la sua comparsa sulla scena artistica milanese nel 1573 con gli affreschi per la Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore.
Il periodo che l’artista trascorse a Venezia è stato per molto tempo lacunoso per mancanza di documenti che potessero mettere un po’ d’ordine nella ricostruzione della sua vicenda artistica. E’ capitato che alcune sue opere originali fossero attribuite ad artisti coevi per essere successivamente riconsegnate al corpus pittorico dell’artista. Anche l’alunnato presso la bottega di Tiziano Vecellio è stato un argomento dibattuto negli anni: ha assunto una certa validità la tesi secondo cui Peterzano abbia avuto un’esperienza diretta a contatto con Tiziano, presumibilmente nella sua bottega, avvalorata dalle affinità riscontrate tra le sue opere e quelle dell’artista cadorino. Roberto Longhi nei suoi Quesiti Caraveggeschi del 1929 considerò le opere di Peterzano deboli di riferimenti concreti a Tiziano e di questo avviso furono altri studiosi. Solo in tempi recenti il catalogo dei suoi lavori ha trovato una sistemazione coerente e convincente grazie alle accurate ricerche condotte dagli studiosi.


La riscoperta di un maestro

Il linguaggio artistico dell'artista subì un cambiamento nel momento del passaggio da Venezia a Milano. Qui il suo stile si adeguò alla istanze della pittura lombarda e i dipinti che meglio esprimono questa nuova visione, sono i due teleri per la chiesa milanese dei Santi Paolo e Barnaba che gli furono commissionati dal conte di Melzo, Giovanni Giacomo Trivulzio e portati a termine nel 1574.
Le due opere, di grandi dimensioni, restaurate grazie all’intervento della Fondazione Credito Bergamasco, raffigurano due episodi tratti dagli Atti degli Apostoli. Nella prima, La chiamata dei santi Paolo e Barnaba a Listra (fig 1), Paolo opera una guarigione miracolosa risanando un uomo paralizzato; la folla si avvicina ai due santi offrendo sacrifici e idolatrandoli come dei pagani. I due uomini rifiutano questo riconoscimento invitando la gente attorno a convertirsi al vero dio.
Nella seconda
La Vocazione dei santi Paolo e Barnaba (fig 2) i due santi sono chiamati dallo spirito santo a compiere l’opera di evangelizzazione. I teleri, nelle figure di scorcio e nel paesaggio, hanno un linguaggio tipicamente veneto mentre elementi lombardi sono la cromia fredda e i ritratti dal vero dei personaggi stipati nel primo piano. Tra le persone accalcate si può riconoscere nell’uomo con gorgiera lo stesso Peterzano.

Fig-1 Simone Peterzano, Santi Paolo e Barnaba a Listra
Fig-1 Simone Peterzano, Santi Paolo e Barnaba a Listra

1573-1574 Olio su tela, Milano Santi Paolo e Barnaba

Fig-2 Simone Peterzano, Vocazione dei Santi Paolo e Barnaba
Fig-2 Simone Peterzano, Vocazione dei Santi Paolo e Barnaba

1573-1574 Olio su tela, Milano Santi Paolo e Barnaba

"Titiani alumnus": la giovinezza veneziana di Peterzano

In molte sue opere si ritrova l’indicazione del suo alunnato presso la bottega di Tiziano. L’autoritratto del 1589 (fig 3) esposto nella prima sala, è uno dei molti esempi: un ritratto allo specchio poco più che cinquantenne, dall’aspetto curato colto in un attimo di distrazione mentre sta dipingendo. L’iscrizione alla base del dipinto riporta «SIMON PETERZANUS VENETUS TITIANI ALUMNUS FECIT MDLXXXVIIII». Lungo l'arco della sua carriera artistica Peterzano, in più occasioni, sottolineò il suo rapporto di discepolato presso Tiziano; questo sicuramente non potè far altro che dare lustro alla sua produzione, destando grande interesse nei committenti.
Senza dubbio nelle sue opere i rimandi all’artista cadorino sono numerosi: il cromatismo veneto emerge nella Madonna con il Bambino tra San Giovanni Battista e San Benedetto (fig 4), un dipinto privo di disegno nel quale il paesaggio è appena accennato. La composizione ricorda le sacre conversazioni del bergamasco Palma il Vecchio mentre l’atmosfera pacata rivela un aggiornamento sulle opere di Veronese che in mostra possiamo vedere nel dipinto di devozione privata la Madonna con il Bambino e i santi Pietro e Caterina d’ Alessandria (fig 5).


Fig-3 Simone Peterzano, Autoritratto
Fig-3 Simone Peterzano, Autoritratto

1589 Olio su tavola, Collezione Maurizio Calvesi

Fig-4 Simone Peterzano, Madonna con il bambino tra San Giovanni Battista e San Benedetto
Fig-4 Simone Peterzano, Madonna con il bambino tra San Giovanni Battista e San Benedetto

1560-1565 Olio su tela, Collezione privata

Fig -5 Paolo Veronese, Madonna con il Bambino e i Santi Pietro e Caterina d'Alessandria
Fig -5 Paolo Veronese, Madonna con il Bambino e i Santi Pietro e Caterina d'Alessandria

1555-1560 Olio su tela, Vicenza Museo Civico di Palazzo Chiericati

Peterzano e la fortuna dei modelli di Tiziano

Del maestro Tiziano a più riprese Peterzano ha riproposto alcune opere, seppur attraverso una libertà interpretativa. Nella terza sala della mostra si possono ammirare le opere che gli sono state attribuite negli ultimi cinque anni.
L’Annunciazione
compiuta intorno al 1560 del Museo di La Fère (fig 6) e quella di Tiziano eseguita per la Scuola Grande di San Rocco del 1555 (fig 7) dialogano una accanto all’altra. Dal raffronto dei due dipinti emergono delle somiglianze: la pavimentazione a motivi geometrici, lo sfondo architettonico con balaustra e la fuga prospettica delle colonne al di là della quale si scorge una veduta panoramica. Lodevole è il paesaggio verdeggiante di Peterzano che si apre verso l’orizzonte. L’artista in seguito ritornerà sul soggetto, ma i tempi saranno maturi per una diversa esposizione del tema a motivo dei rigidi dettami della controriforma alla quale gli artisti erano sottoposti. 
Un’altra opera dalla quale si lasciò ispirare è la Resurrezione di Cristo (fig 8) realizzata da Tiziano nel 1542-1544 per la Confraternita del Corpus Domini di Urbino. Un dipinto dal cielo luminoso color azzurro pastello che infonde un senso di quiete, contrapposto alla drammaticità e alla concitazione dei personaggi espressa in toni caldi. Peterzano, eseguì la sua versione tra il 1572 e il 1578 (fig 9) quando si trovava già da alcuni anni nella Milano spagnola del cardinale Carlo Borromeo e fu perciò costretto a mitigare le sue composizioni.
Come accennato inizialmente, solo negli ultimi trent’anni è avvenuta la riscoperta dell’artista attraverso una progressiva ricostruzione della sua attività, rivolta soprattutto a opere a soggetto mitologico, letterario e musicale.


Fig-6 Simone Peterzano, Annunciazione
Fig-6 Simone Peterzano, Annunciazione

1560 Olio su tela, La Fère Musèe Jeanne d'Aboville

Fig-7 Tiziano Vecellio, Annunciazione
Fig-7 Tiziano Vecellio, Annunciazione

1535 Olio su tela, Venezia Scuola Grande di San Rocco

Fig-8 Tiziano Vecellio, Resurrezione di Cristo
Fig-8 Tiziano Vecellio, Resurrezione di Cristo

1542-1544 Olio su tela, Urbino Galleria Nazionale delle Marche

Fig-9 Simone Peterzano, Resurrezione di Cristo
Fig-9 Simone Peterzano, Resurrezione di Cristo

1572-1578, Olio su tavola Collezione privata

Immagini della musica

A proposito di musica, Venezia nel Cinquecento ebbe un ruolo di prim'ordine nella diffusione della musica e nel conseguente successo di uno strumento in particolare: il liuto. Esso veniva suonato presso le corti nobiliari e dalla gente comune come canzoni popolari o di accompagnamento alla danza, registrando una grande diffusione in laguna. Spesso infatti ha fatto la sua comparsa in dipinti a carattere profano di quegli anni.
La mostra evidenzia un aspetto interessante legato allo strumento, una iconografia nuova pensata da Simone Peterzano: l’Allegoria della musica 
(fig 10)
Il dipinto che 
promuove questa inedita rappresentazione è del 1580-1590 ca. in cui Venere ammaliatrice è ritratta a seno nudo intenta a suonare il liuto accanto a Cupido dio dell’amore. La dea seduce attraverso la bellezza del suo corpo senza veli e mediante il suono della musica, metafora dell'amore.
La mostra fa notare come un’altra opera intitolata Concerto del 1555-1565 ca. 
(fig 11), in cui ritroviamo Venere suonatrice e Cupido accompagnata nella musica da due uomini, in origine fosse stata attribuita al pittore veneziano Parrasio Micheli e in tempi recenti, dopo attenti studi, ritenuta di Peterzano. Interessante è il volto dell’organista ritratto nella parte sinistra del dipinto che guarda direttamente lo spettatore: potrebbe essere un autoritratto del pittore?


Fig-10 Simone Peterzano, Allegoria della Musica
Fig-10 Simone Peterzano, Allegoria della Musica

1580-1590 Olio su tela, Collezione privata

Fig 11-Simone Peterzano, Concerto
Fig 11-Simone Peterzano, Concerto

1555-1565 Olio su tela, Schwerin Staatliches Museum

Peterzano e la pittura profana nella Venezia di Tiziano

Le opere a carattere profano testimoniano suggestioni e influenze provenienti da Tiziano, Veronese e Tintoretto. Un esempio è l’opera Venere con Cupido e un satiro del 1565-1570 (fig 12) proveniente da Copenaghen: la dea dalla pelle candida emerge dal fondo scuro drappeggiato di una tenda dalla quale si scorge a fatica un satiro. Venere esibisce la sua florida bellezza allo spettatore senza pudicizia alcuna. In questa opera c'è un richiamo alla sensualità delle figure femminili di Tiziano.
L’aver assorbito gli influssi della pittura lagunare, risulta evidente anche nel dipinto Venere e Cupido con due satiri in un paesaggio del 1568-1570
. L'iconografia della donna distesa in un paesaggio, ricorda la Venere con Cupido e suonatore di organo del 1550-1555 (fig 13) di Tiziano del Prado e quella di Paris Bordon dello stesso anno entrambe collocate nella stessa sala. Dal colore propriamente veneto scaturisce un visibile contrasto tra la pelle chiara della dea e quella calda e accesa dei satiri. Uno di essi, compiaciuto della bellezza di Venere, solleva il drappo che le copre le parti intime; lo stesso gesto è compiuto da Vulcano nell’opera Venere, Vulcano e Marte (fig 14) di Tintoretto del 1550-1552 di Monaco.


Fig-12 Simone Peterzano, Venere con cupido e un satiro
Fig-12 Simone Peterzano, Venere con cupido e un satiro

1565-1570, Olio su tela Copenaghen Statens Museum for kunst

Fig-13 Tiziano Vecellio, Venere con cupido e suonatore di organo
Fig-13 Tiziano Vecellio, Venere con cupido e suonatore di organo

1550-1555 Olio su tela, Madrid Museo Nacional del Prado

Fig-14 Tintoretto, Venere Vulcano e Marte
Fig-14 Tintoretto, Venere Vulcano e Marte

1550-1552 Olio su tela, Monaco Alte Pinakothek

La favola ariostesca di Angelica e Medoro

Ludovico Ariosto, nel XIX cantico del suo poema cavalleresco l’Orlando Furioso, racconta della principessa Angelica figlia del re del Catai e ambita da molti uomini che, nel soccorrere un giovane fante saraceno di nome Medoro, si innamora perdutamente di lui. Peterzano, nell'opera Angelica e Medoro del 1571-1572 (fig 15),  riporta sulla tela il momento in cui la donna cerca di tranquillizzare l’uomo ferito che in seguito curerà con erbe mediche, mentre il corpo del re dei Saraceni, Dardinello e del compagno di battaglia di Medoro, Cloridano sono accasciati a terra esanimi. Il colore intenso è di derivazione veneta, a tratti presenta delle sfacettature metalliche che rimandano all’arte lombarda con la quale da poco Peterzano era entrato in contatto trasferendosi a Milano. 


Fig-15 Simone Peterzano, Angelica e Medoro
Fig-15 Simone Peterzano, Angelica e Medoro

1560-1596 Olio su tela, Collezione Gerolamo Legnani

Peterzano disegnatore

Una serie di disegni provenienti dal Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco di Milano, mostrano l’iter creativo dell’artista permettendo così di fare chiarezza sul suo percorso artistico. Si tratta di studi di teste (fig 16) figure maschili eseguiti a pietra nera e gessetto bianco su carta azzurra, disegni giovanili e della maturità (fig 17) come quelli per la Certosa di Garegnano che affrescò dal 1578 al 1582 con elementi caratteristici della pittura lombarda.


Fig-16 Simone Peterzano, Testa maschile
Fig-16 Simone Peterzano, Testa maschile

1573-1574, disegno a pietra nera

Fig-17 Simone Peterzano, Figura sdraiata
Fig-17 Simone Peterzano, Figura sdraiata

1578-1582, disegno a pietra nera

Peterzano e la pittura a Milano: l'età della Controriforma

Nella Milano di Carlo Borromeo, gli artisti si ritrovarono ad eseguire opere che, secondo le nuove disposizioni conciliari tridentine, dovevano essere decorose, aderenti alle Sacre Scritture e evitare qualsiasi forma di licenziosità. In questo contesto Simone Peterzano realizzò un’opera tra le più rappresentative della sua produzione Il Compianto su Cristo morto (fig 18) eseguito presumibilmente tra il 1585 e il 1590 per la Chiesa di S. Fedele a Milano. Lo schema compositivo ricorda quello di un'opera dal medesimo tema eseguita da Francesco Salviati per la chiesa del Corpus Domini a Venezia e che ora possiamo ammirare presso la Pinacoteca di Brera. Il colore è veneto ed è cangiante grazie alla luce argentea che invade la scena di derivazione lombarda.
Questo aspetto lo ritroviamo anche nell’Annunciazione (fig 19) del 1577-1578 che, a differenza dell’analogo episodio raccontato sempre da Peterzano anni prima, presenta toni di colore smorzati pur riprendendo grossomodo lo schema dell’artista fiorentino. In questa sala è presente anche un dipinto di Ambrogio Figino S. Matteo e l’angelo (fig 20) che costituirà, da lì a pochi anni, un modello per il giovane Caravaggio.


Fig-18 Simone Peterzano, Compianto su Cristo morto
Fig-18 Simone Peterzano, Compianto su Cristo morto

1585-1590 Olio su tela, Milano San Fedele

Fig-19 Simone Peterzano, Annunciazione
Fig-19 Simone Peterzano, Annunciazione

1577-1578 Olio su tela, Milano Museo Diocesano

Fig-20 Ambrogio Figino, San Matteo e l'angelo
Fig-20 Ambrogio Figino, San Matteo e l'angelo

1587 Olio su tavola, Milano San Raffaele

Gli esordi di Caravaggio a Roma

«Nel nome del signore venerdi 6 aprile nell’anno 1584, indizione dodicesima…..Michelangelo merisi fu Fermo ed il nobile signore Simone Peterzano volontaramente ed in ogni miglior modo addivennero ai patti e convenzioni di seguito espressi…»
Questo è l’incipit del contratto di apprendistato (fig 21), esposto in mostra, stipulato tra Peterzano e Michelangelo Merisi appena dodicenne, proveniente dall’Archivio di Stato di Milano. Dal 1584 al 1587 l'artista si occupò della sua formazione e purtroppo le fonti documentarie relative agli anni milanesi sono carenti e non consentono di capire il ruolo del giovane artista. Intorno al 1592 Caravaggio si trova a Roma, forse non vi risiede stabilmente comunque inizia a muovere i primi passi nell’ambiente artistico romano. Il ricordo degli insegnamenti del maestro sono ancora vivi in lui e la dimostrazione sono le due opere a conclusione dell'esposizione.
La prima è l’Autoritratto in veste di Bacco del 1596 (fig 22) che nella posa ricorda un disegno preparatorio di Peterzano, la Sibilla Persica (fig 23) che possiamo vedere a fianco del dipinto e I musici del 1597 (fig 24) un'opera realizzata per il Cardinale Francesco Maria del Monte. I musicisti sono riuniti per le prove musicali e il liutista in primo piano guarda l’osservatore mentre accorda lo strumento. Accanto a lui un giovane di spalle ripassa la partitura mentre dietro a entrambi spunta il viso di un terzo uomo rivolto verso l’osservatore nel quale è stato riconosciuto l’autoritratto del giovane pittore. A sinistra Cupido è intento a sgranare grappoli d’uva. Il dipinto è un'allegoria della musica e dell’amore.


Fig-21 Contratto di apprendistato
Fig-21 Contratto di apprendistato

1584, Archivio di Stato di Milano

Fig 22 Caravaggio, Autoritratto in veste di Bacco
Fig 22 Caravaggio, Autoritratto in veste di Bacco

1596, Olio su tela Roma Galleria Borghese

Fig 23 Simone Peterzano, Sibilla Persica (studio per gli affreschi della Certosa di Garegnano)
Fig 23 Simone Peterzano, Sibilla Persica (studio per gli affreschi della Certosa di Garegnano)

1578-1582, pietra nera carboncino e gessetto bianco su carta grigio azzurra
Milano, Castello Sforzesco Gabinetto dei disegni

Fig 24 Caravaggio, I Musici
Fig 24 Caravaggio, I Musici

1597,Olio su tela New York Metropolitan Museum of Art

L’articolazione della mostra, con importanti prestiti nazionali e internazionali, consente di conoscere i vari passaggi dell’attività pittorica dell’artista, dagli esordi veneziani fino al suo arrivo a Milano dove riesce a suggestionare il giovane Caravaggio che inizia a percorrere la strada del naturalismo lombardo. L’esposizione è riuscita a ricomporre la personalità artistica di Simone Peterzano, pittore colto e raffinato che Gian Paolo Lomazzo, teorico dell’arte lombarda, nel 1590 considerò il prosecutore di Tiziano Vecellio, Giorgione e Correggio.L’oscurità attorno alla sua figura, per molto tempo non gli ha permesso di emergere e di mostrarsi  come l’artista del quale è stato riconosciuto in modo unanime il valore.
Si sa che la storia dell’arte è fatta anche di questo: ricerche complesse, studi condotti per lunghi periodi dai quali spesso sono scaturite ipotesi attributive, talvolta smentite. Spesso ricostruire la formazione di un artista, le influenze ricevute non è cosa semplice. Quando si giunge ad assegnare un’opera con accuratezza, questo rappresenta sicuramente un gratificante punto di arrivo ma allo stesso tempo un punto da cui partire verso nuove prospettive d'indagine.




Potrebbe anche interessarti

  • Giorgio Oprandi Lo sguardo del viaggiatore
    Giorgio Oprandi Lo sguardo del viaggiatore

    (20-08-2018) - Recensione
    Accademia Tadini, Lovere

    L'eredità di Caravaggio.
    L'eredità di Caravaggio. "Capolavori in luce"

    (12-05-2018) - Recensione
    Palazzo Creberg, Bergamo

    Picasso, De Chirico, Morandi
    Picasso, De Chirico, Morandi

    (09-05-2018) - Recensione
    Brescia, Palazzo Martinengo

    Raffaello e l'eco del mito
    Raffaello e l'eco del mito

    (19-03-2018) - Recensione
    GAMeC, Bergamo

  • Dentro Caravaggio
    Dentro Caravaggio

    (13-01-2018) - Recensione
    Palazzo Reale, Milano

    Lorenzo Lotto. I capolavori della Santa Casa di Loreto
    Lorenzo Lotto. I capolavori della Santa Casa di Loreto

    (26-10-2017) - Recensione
    Bergamo, Palazzo Creberg

    Da Hayez a Boldini
    Da Hayez a Boldini

    (03-04-2017) - Recensione
    Palazzo Martinengo, Brescia

    Longaretti lungo un secolo
    Longaretti lungo un secolo

    (19-12-2016) - Recensione
    Fondazione Adriano Bernareggi, Bergamo

  • Tiepolo, Genio del secolo
    Tiepolo, Genio del secolo

    (21-10-2016) - Recensione
    Palazzo Storico Credito Bergamasco, Bergamo

    Alfa e Omega
    Alfa e Omega

    (08-10-2016) - Recensione
    Mostra itinerante

    Sei stanze una storia ottocentesca
    Sei stanze una storia ottocentesca

    (19-07-2016) - Recensione
    Galleria d'arte moderna, Milano

    Lo splendore di Venezia
    Lo splendore di Venezia

    (24-05-2016) - Recensione
    Palazzo Martinengo, Brescia

  • KAZIMIR MALEVIC
    KAZIMIR MALEVIC

    (07-12-2015) - Recensione
    Gamec, Bergamo

    PALMA IL VECCHIO, LO SGUARDO DELLA BELLEZZA
    PALMA IL VECCHIO, LO SGUARDO DELLA BELLEZZA

    (01-04-2015) - Recensione
    Gamec, Bergamo

    "I TANGO!"

    (06-03-2015) - Recensione
    Vello di Marone, Iseo

    IL CIBO NELL'ARTE CAPOLAVORI DAL '600 A WARHOL
    IL CIBO NELL'ARTE CAPOLAVORI DAL '600 A WARHOL

    (19-02-2015) - Recensione
    Palazzo Martinengo, Brescia



Commenti: 0







Lascia un commento

Dichiaro di accettare la Privacy Policy