Ugo Riva, scultore contemporaneo bergamasco, ha al suo attivo numerose esposizioni che lo hanno visto protagonista in Italia e all'estero. Ultima, ma solo secondo un criterio cronologico è Alfa e Omega: un'esposizione itinerante incentrata su una profonda riflessione dei temi esistenziali dell'uomo, una continua indagine sugli interrogativi che esso si pone riguardante la propria condizione nel mondo. La mostra realizzata dalla Fondazione Credito Bergamasco è stata pensata come un percorso a tappe lungo il territorio della provincia di Bergamo. Iniziata al Museo d'Arte Sacra di Romano di Lombardia, successivamente proseguita all'Atelier Tadini di Lovere, attualmente le opere sono in visione presso la Chiesa del Buon Consiglio di Grumello del Monte fino al 16 ottobre. L’esposizione prevede l’allestimento di opere differenti in sedi diverse con l’obiettivo di portare a conoscenza del pubblico il complesso lavoro dello scultore fatto di costante ricerca e sperimentazione.
Le sue prime esperienze artistiche furono pittoriche, contrassegnate dall'uso della tecnica ad olio mediante l'ispirazione ai grandi pittori ottocenteschi della Scuola di Barbizon. L'artista dopo gli esordi come pittore figurativo decise di virare verso modalità espressive che gli potessero permettere di trarre maggiore soddisfacimento dal proprio lavoro, così si avvicinò alla scultura, tecnica complessa ma che gli consentì di agganciarsi a determinate questioni legate alla vita e alla morte.
Le tematiche affrontate da Ugo Riva costituiscono i vari tratti del cammino dell'uomo e sono in sintonia con le riflessioni dell'artista maturate nel corso degli anni. Infatti intorno agli anni '80 giunse un momento in cui per l'artista cominciarono ad assumere particolare rilevanza gli aspetti etici dell'arte più che estetici.
L'artista si convinse sempre più del disinteresse che l'uomo contemporaneo manifesta di fronte a questi profondi contenuti e le motivazioni possono essere diverse. L'uomo non è più stimolato a porsi domande, a ponderare la propria anima? oppure teme di ottenere risposte che possano destabilizzarlo?
La relazione che Riva negli anni '80 iniziò ad intraprendere con la scultura, non precluse l'osservazione di numerosi modelli, dimostrando così la sua grande apertura ad assimilare idee.
Alcuni esempi sono la statuaria classica, greca ed etrusca, quella di Michelangelo e del neoclassico Canova, la pittura rinascimentale di Piero della Francesca, fino ad arrivare ad Alberto Giacometti, al britannico Moore ed infine a Giacomo Manzù. Questa grande apertura verso l'analisi e lo studio degli artisti sopracitati lo portò a soffermarsi curiosamente su un non scultore, l’artista rinascimentale Piero della Francesca, che contribuì in modo risolutivo a virare lo stile di Riva in tutt'altra direzione.
Nel momento in cui l'artista ebbe la folgorazione della Pala di Brera egli si trovava nell'ambito dell'informale, con il desiderio di poterlo scavalcare per poter dare voce al suo linguaggio più meditato sugli aspetti che contraddistinguono le consapevolezze e le incertezze dell’uomo contemporaneo. Questa volontà di rigenerarsi dal punto di vista artistico venne dimostrata nelle Madonne con il Bambino, figure femminili e madri, opere concepite in diverse versioni di pose e materiali con le quali lo scultore riuscì a dare un nuovo impulso alla sua vena creativa.
Alcuni esempi sono l’opera Mater del 2002 in terracotta dipinta (fig1), Madre Madre Madre (fig2) un trittico in materiale policromo realizzato nel 2005 e la Madonna dell'ascolto (fig3) del 2007 che riesce a trasferire all'osservatore un senso di tranquillità al quale fa da contrasto un bimbo un po' irrequieto. Inoltre possiamo ricordare anche l'opera Madre-Mater Matuta del 2009 (fig4): la divinità romana protettrice della nascita di uomini e cose è rappresentata con i suoi pargoli sulle ginocchia.
Elemento imprescindibile della poetica espressiva dell'artista è il disegno: esso riveste notevole importanza, spesso autonomo e non solo propedeutico alla realizzazione dell'opera; è un abbozzo di idee progettuali che serbano il processo creativo dell'autore. Ugo Riva cominciò l'arte dello scolpire plasmando l'argilla, poi passò alle sculture policrome in terracotta e bronzo fino alle opere relativamente più recenti realizzate saggiando altri materiali.
La religiosità è considerata da Riva qualcosa di indefinibile, un aspetto al quale egli si avvicina cautamente ponendo sempre al centro della riflessione la fragilità dell'uomo. Questo si può notare ad esempio nello Studio preparatorio per Nelle Mani di Dio (fig5) e nella scultura omonima (fig6): un busto acefalo che modella ciò che ha tra le mani, siamo noi? Con questa scultura l'artista indaga il significato dell'esistenza in bilico tra l'empireo e la terra.
Risorgerò (fig7) è un'opera che sintetizza uno degli interrogativi dell'uomo riguardanti la propria esistenza e le prospettive di salvezza. Terra di mezzo (fig8), Anime salve (fig9) sono lavori realizzati con tecnica mista nei quali il colore nero crea contorni, ombre e luci che simboleggiano le verità inafferrabili all'uomo della nostra società.
Opere di grande intensità emotiva sono L'inferno dov'è (fig10) e Per colpa di una mela (fig11): la singolarità di entrambe risiede nel fatto di essere collocate all'interno di una struttura metallica, un cancellata rugginosa per la prima, una intelaiatura per la seconda raggiungendo una perfetta combinazione dei diversi materiali. Gli uomini e le donne di queste opere sono figure di forte espressività e fisicità plasmate mediante colori come il giallo/ocra che si accende a contrasto con il blu.
Alcune di queste cromie, le possiamo ritrovare nell'opera La sindrome di Jacopo e Vincent del 2011 (fig12) e particolare (fig13) costituita da 20 disegni con la quale Riva omaggia l'artista fiorentino Pontormo anticonformista ed inquieto e l'olandese Van Gogh nei modelli nel disegno e nel colore.
L'opera che forse cattura maggiormente l'attenzione è Trappola per Angelo (fig14) realizzata in terracotta e ferro, una creatura celeste anello di congiunzione tra cielo e terra.
Riva con la scultura ha un rapporto che si potrebbe definire di amore e odio, proprio perché la scultura è una tecnica impegnativa che affatica non solo il corpo ma soprattutto la mente. L'ispirazione di partenza è densa di creatività e lo scultore prova un senso di attaccamento nei suoi confronti che pian piano inizia a scemare fino ad arrivare all'opera finita. Secondo l'artista, quest'ultima, non risulta essere appagante in quanto l'idea è sempre più grande rispetto al risultato.
E' un lavoro appassionato
quello di Ugo Riva ed appassionanti sono le modalità espressive con le quali
riesce a dare forma concreta ai suoi pensieri.
Molto forte in lui è la
volontà di esprimere determinati concetti sui quali l'uomo contemporaneo medita
ma nulla di più, forse per timore o forse perché troppo affannoso. Lo scultore
mette tutti quanti noi nella condizione di poterci raffrontare con le tematiche
esistenziali dell'uomo, le nostre, mediante le immagini che spesso sono più
potenti delle parole.
Biografia
Ugo Riva nasce a Bergamo nel 1951 dove frequenta gli studi superiori presso l'Istituto Magistrale Statale.
Inizia a dedicarsi in un primo momento alla pittura per poi scegliere defnitivamente la scultura e per un breve periodo di tempo frequenta lo studio di Tarcisio Brugnetti. Nel 1978 partecipa alla sua prima mostra collettiva alla quale faranno seguito numerose altre esposizioni anche personali non solo in Italia ma anche all'estero.
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