Dentro Caravaggio, mostra in programma
fino al 28 gennaio a Palazzo Reale di Milano, è un'esposizione curata da
Rossella Vodret e da un autorevole comitato scientifico guidato da Keith
Christiansen. Promossa dal Comune di Milano, Palazzo Reale, Mondo Mostre Skira, in collaborazione con il Mibact oltre a riunire una ventina di capolavori assoluti della produzione
dell'artista, per ogni opera propone i risultati di studi effettuati da un punto di vista tecnico/scientifico.
Infatti con l'ausilio della diagnostica artistica, condotta grazie al supporto
della Fondazione Bracco, per gli esperti è stato possibile attuare una rilettura, più
approfondita, dei dipinti che ha consentito di ottenere nuove informazioni
sulle modalità esecutive di ogni singola opera.
Seguendo un filo
cronologico ci si immerge completamente nel mondo di Caravaggio, nella sua visione intensa dell'esistenza umana fino a rimanere folgorati dalle immagini più drammatiche
e meravigliosamente affascinati da quelle contraddistinte da toni più pacati.
Michelangelo Merisi noto come Caravaggio nasce a Milano nel 1571 e dopo una prima
formazione artistica presso la bottega di Simone Peterzano, nel 1596 si trasferisce nella città pontificia. Infatti, secondo la recente
datazione proposta da una revisione dei documenti dell'Archivio di Stato di
Roma e Siena, il suo spostamento nella capitale non avvenne nel 1593 ma tre
anni dopo.
Mentre inizia a muovere i
primi passi nell'ambiente romano, entra in contatto con il cardinale Francesco Maria Del Monte
che lo indirizza verso i committenti più colti della società romana. Da qui
alla piena affermazione artistica il passo è breve: Caravaggio diventa il
pittore più importante della capitale, acclamato dai suoi ammiratori e
demonizzato da alcuni detrattori.
Nella prima sala il
primo dipinto è Giuditta e Oloferne (fig 1) del 1602. (Attualmente non è più presente perchè rientrato a Palazzo Barberini a Roma). L'opera mostra i tratti peculiari della pittura
dell'artista: l'azione drammatica esaltata dalla luce che illumina i tre
personaggi lasciando tutto il resto in ombra. La crudeltà del gesto di Giuditta
così determinata nel compierlo e la totale assenza di un minimo senso di pietà
sul volto della vecchia rendono il dipinto semplicemente rivoluzionario.
La forte tensione di
quest'opera si stempera nella tranquilla atmosfera del Riposo durante la
fuga In Egitto (fig 2) del
1596-1597. La campagna romana spoglia, nella parte sinistra, e rigogliosa
nella parte destra grazie all'avvento di Cristo, ospita la sacra famiglia e un
angelo musicista coperto solamente da un panneggio svolazzante.
La serenità è
palpabile e questo dipinto è uno degli ultimi a mostrare questa armonia
spirituale. Le radiografie
condotte sull'opera hanno evidenziato l'uso di incisioni, tratti di carboncino, pennello e le figure della Vergine e il Bambino inizialmente pensate al centro della
composizione.
Ne il Ragazzo
morso da un ramarro (fig 3) del 1597 un sentimento di inquietudine inizia a
farsi strada: Il gesto repentino e l'espressione turbata del giovane
esemplificano questo stato d'animo. La luce è la protagonista, nella
modellazione delle forme, nella sua incidenza da sinistra su un fondo scuro.
Proseguendo nella
visita, la Sacra Famiglia con S. Giovannino (fig 4),opera presumibilmente del
1602-1604 mostra un intenso gioco di sguardi e di gesti. Le mani infatti, sono
particolari quantomai espressivi, che possiamo notare anche nel dipinto
Marta e Maria Maddalena del 1598 (fig 5) e ad esempio nel Sacrificio di
Isacco (fig 6) del 1603-1604. In quest'ultimo le mani di Abramo sono pronte
a compiere un gesto estremo, interrotto dalla presa dell'angelo. Le analisi diagnostiche hanno evidenziato pentimenti e l'uso di molte incisioni.
Segue il S. Girolamo penitente del
1605-1606 (fig 7). Il teologo romano è raffigurato come un uomo anziano rugoso,
affaticato dall'età e dall'affanno interiore che lo induce a lunghe riflessioni
sulla morte e la transitorietà della vita terrena. Inizialmente
attribuito allo Spagnoletto, nel 1943 grazie a Roberto Longhi l'opera entrò nel catalogo dell'artista lombardo.
I lavori realizzati
negli ultimi anni del 1500 presentano un fondo che risulta più scuro rispetto a
quelli precedenti, anticipando un cambiamento che ebbe luogo qualche tempo dopo
con le tele realizzate per la Cappella Contarelli della Chiesa di S.Luigi dei Francesi a Roma. Infatti il Martirio di
S.Matteo e la Vocazione di S.Matteo furono dipinte su una
preparazione scura, una scelta dettata dai ristretti tempi di esecuzione
richiesti dai committenti.
In esposizione sono
presenti due dipinti raffiguranti S Giovanni Battista entrambi datati al
1604. Il primo proveniente da kansas City (fig 8) l'altro dalla Galleria Nazionale
d'Arte Antica di Roma (fig 9) Entrambi confermano l'uso di incisioni ma, mentre nel
primo un forte chiaroscuro sottolinea la figura del santo in atteggiamento
serioso e meditativo, il secondo ha il corpo completamente rischiarato dalla
luce ed il paesaggio alle sue spalle si può appena percepire.
La luce, elemento
principe delle opere caravaggesche, appare con violenza nell'Incoronazione
di Spine del 1602-1603 (fig 10). La scena è cupa e la plasticità del corpo di Cristo
emerge da questo fondo scuro: impotente e bloccato dai suoi aguzzini non può
fare altro che alzare gli occhi al cielo mosso da un sentimento di pietà. Da
notare il particolare della mano di Cristo in uno splendido scorcio.
Un'opera calata in
una dimensione prettamente quotidiana è la Madonna di Loreto del
1603-1605 (fig 11). Un dipinto di estrema naturalezza a partire dalla posa e
dall'atteggiamento della Madonna per la cui figura posò una cortigiana
soprannominata Lena. L'iconografia tradizionale della Vergine con il Bambino
viene sovvertita a favore di una maggiore aderenza alla realtà, come per i
pellegrini raccolti in preghiera con gli abiti e i piedi sporchi espressione
della più umile e autentica fede.
Gli ultimi anni di
Caravaggio sono molto turbolenti: l'artista di indole rissosa spesso
risulta coinvolto in violenti liti, l'ultima in ordine di tempo si verifica nel maggio del 1606 e lo costringe a fuggire definitivamente da Roma a causa della
condanna a morte per l'uccisione di un uomo. L'artista in questi ultimi anni pratica una vita da fuggitivo: da Napoli si rifugia a Malta chiedendo
protezione all'Ordine dei Cavalieri della città, da qui viene espulso a causa di un
secondo omicidio. Trova come ultimo riparo la Sicilia dove muore nel 1610.
Le opere
rappresentative di questo periodo mostrano forte intensità, inquietudine
e tragicità come la Flagellazione del 1607-1608 (fig 12). I torturatori
alle spalle di Cristo compiono i loro gesti di crudeltà gratuita mentre il
Figlio di Dio irradiato dalla luce ricorda la bellezza della scultura antica.
La composizione venne modificata durante l'esecuzione infatti, le indagini radiografiche, mostrano la figura di un padre dominicano che successivamente venne eliminata.
L'esposizione si
conclude con una delle opere finali della carriera di Merisi, il Martirio di S.Orsola (fig 13 )eseguita due mesi prima della morte. Il dipinto originale è esposto alle Gallerie d'Italia a Milano, in mostra è possibile vedere una copia. Le figure affiorano
in superficie da una preparazione molto scura: S. Orsola trafitta dalla freccia
che da li a poco la condurrà alla morte mostra un atteggiamento accettevole
della propria condizione. Alle sue spalle l'uomo dalle sembianze di Caravaggio
partecipa al dolore della donna aprendo la bocca con sofferenza.
Dalla riflettografia
ad infrarossi condotta sul dipinto è emerso un pentimento dell'artista, una
mano tra la santa e Attila, il carnefice. Forse in un primo tempo l'artista pensò di inserire qualcuno ad impedire l'azione brutale.
La mostra permette di
vedere i grandi capolavori da un punto di vista più tecnico per comprendere
meglio l'operato del pittore lombardo. Questa scelta la rende un'esposizione innovativa
e atipica rispetto ai tradizionali percorsi espositivi. Ciascun dipinto è
collocato su un pannello che nella sua parte retrostante propone un contenuto
audio video delle recenti scoperte riguardanti la tecnica esecutiva.
Per una migliore
fruizione della mostra credo che sarebbe stato più utile avere ciascun dipinto e il relativo
contenuto multimediale uno accanto all'altro magari in uno spazio più ampio. In
questo modo il pubblico avrebbe avuto la possibilità di muoversi in modo più
agevole evitando di raggrupparsi caoticamente attorno ai pannelli. Inoltre è spiaciuto il fatto di non aver potuto vedere "Giuditta e Oloferne" e "Il Martirio di S.Orsola", opere inserite nell'esposizione e ritirate qualche mese dopo. L'allestimento si basa sulla semplicità e l'illuminazione è stata attentamente
studiata per garantire la massima visibilità delle opere.
1597,Olio su tela, Fondazionie di Studi di Storia dell'Arte Roberto Longhi di Firenze
1604, Olio su tela Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma, Galleria Corsini, Roma
Quando si parla di Caravaggio si pensa immediatamente alla potenza della sua pittura, alla cruda realtà di atteggiamenti e espressioni. Questi elementi così "veri" in ogni tela, rivivono nell'esperienza visiva dell'osservatore nel quale spesso si generano stati d'animo diversi fra loro. Le Immagini di Caravaggio furono così rivoluzionarie da lasciare un'eredità importante per le generazioni successive. Anche oggi a distanza di secoli continuiamo a sentirlo contemporaneo per le sue figure lontane da stereotipi ma aderenti alla vera natura dell'uomo moderno.
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