A Palazzo Martinengo di Brescia fino al 12 giugno 2016 si potrà ammirare la mostra "Lo Splendore di Venezia. Canaletto, Bellotto, Guardi e i vedutisti dell'Ottocento", una suggestiva esposizione sul vedutismo veneziano del '700 e '800 a cura di Davide Dotti ed il patrocinio della Provincia di Brescia. In mostra opere provenienti da collezioni pubbliche e private non solo nazionali a riprova del grande interesse internazionale nei confronti della città, nutrito in passato e tutt'ora presente.
Sono più di un centinaio i dipinti in esposizione che, ordinati secondo un criterio cronologico, raccontano la fortuna del genere pittorico della veduta che si affermò nel corso del '600 e che ebbe come iniziatore l'olandese Gaspar Wan Wittel presente in mostra con l'opera del 1697 Veduta dell'ingresso del Canal Grande con la chiesa della Salute (fig1) che rappresenta uno dei primissimi panorami analitici della città. Accanto al pittore olandese ritroviamo alcune opere di Luca Carlevarijs come Il Molo di San Marco verso la Basilica della Salute (fig2): l’artista di origini friulane con i suoi scorci contribuì notevolmente allo sviluppo della veduta, tuttavia la sua fama iniziò a scemare nel momento in cui sulla scena artistica apparve Canaletto.
La seconda sezione della rassegna è dedicata ad Antonio Canal meglio conosciuto come Canaletto, il maestro più noto del vedutismo veneziano il quale dominò il panorama artistico per circa trent'anni realizzando opere dalla vista scenografica ampia mediante l'ausilio della camera ottica restituendo un'immagine artificiosa della Laguna. Alcuni esempi sono Il Molo del Bacino di San Marco del 1740, Il Molo con la Zecca e le colonne di San Teodoro (fig3) del 1738, Il Canal Grande con il Ponte di Rialto secondo il progetto di Palladio ante 1759.
Quest'ultimo dipinto proveniente dalla Galleria Nazionale di Parma, dimostra come l'irrazionalità della veduta, caratteristica principale dei suoi dipinti, è portata ad esiti figurativi estremi: edifici appartenenti a città diverse o oggetto d'invenzione da parte dell’artista, compaiono riuniti nello stesso spazio prefigurando il “capriccio”, cioè la variante figurativa della veduta settecentesca.
Si possono anche ammirare sia le opere di Bernardo Canal, padre di Canaletto, che di Bernardo Bellotto nipote di quest’ultimo, il quale fu autore di dipinti contraddistinti da una resa puntigliosa dei dettagli e dalla realtà raffigurata con lucida freddezza. Questi elementi distintivi della sua pittura risultano ben definiti nell'opera Il Bacino di San Marco dalla Riva degli Schiavoni del 1738-1739: dalla luminosità delle vedute di Canaletto, si passa a rappresentazioni topografiche dominate da una luce argentea dall'atmosfera mesta.
Nelle sezioni tematiche successive si possono apprezzare i dipinti dei principali artisti attivi a Venezia tra il terzo e il settimo decennio del Settecento. Opere di Michele Marieschi, dello svedese Johann Anton Richter, allievo di Carlevarijs ed Antonio Stom. Interessante è l'opera di Marieschi Il Ponte di Rialto (fig4) del 1738, qui esposta per la prima volta al pubblico. Quest’opera presenta un'insolita prospettiva fornendoci uno spaccato di vita ordinaria dei cittadini del luogo.
Olio su tela, Roma Galleria Colonna
Questo dipinto è dominato da una luce tersa che rischiara la Chiesa della Salute che è rappresentata di scorcio ed appare come la protagonista del dipinto.
L'artista lavorò molto a Venezia per collezionisti e per i turisti giunti in italia per il Grand Tour, tuttavia la sua produzione interessò anche vedute raffiguranti altre luoghi italiani come Roma, alcune città della Lombardia, dell'Emilia e della Toscana nelle quali l'artista soggiornò.
Olio su tela, Roma Galleria Nazionale di Palazzo Corsini
Luca Carlevarijs fu un artista dallo stile descrittivo, molto attento alla ricerca prospettica per la quale si avvalse dell'uso della camera ottica.
Attraverso questo strumento riuscì ad ottenere spazi dilatati proiettati oltre la realtà tangibile.
Olio su tela, Milano Civica Pinacoteca del Castello Sforzesco
Il dipinto proveniente dalla Civica Pinacoteca del Castello Sforzesco di Milano, fa parte di una serie di 4 dipinti realizzati per la collezione dei duchi di Leeds. Si tratta di opere commisionate a Canaletto grazie all'intervento del console inglese Joseph Smith suo mecenate.
Con Francesco Guardi si chiuse la grande stagione del vedutismo veneziano del Settecento, l'artista aprì la strada alla veduta dalla concezione estetica molto diversa, più aderente alla sensibilità romantica ottocentesca. Una delle opere fondamentali di Guardi che accompagna il vedutismo verso l'ottocento è Il Canal Grande verso nord con il Ponte di Rialto del 1768 in cui la pittura è già emozione e sentimento, l'atmosfera è teatrale.
Il genere pittorico della veduta come accennato poc'anzi registrò una larga diffusione ed apprezzamento nel corso di tutto l'Ottocento, secolo che vide al lavoro numerosi artisti come Bernardino Bison, Federico Moja, Giovanni Migliara e Vincenzo Chilone.
Una sala è dedicata alla produzione di vedute souvenir per le quali molte botteghe divennero specializzate come quella dei Grubacs, Querena e Zanin. In particolare i Grubacs realizzarono anche dei notturni veneziani come dimostra l'opera di Carlo Grubacs Notturno veneziano con la festa del Redentore del 1850 (fig5) basata su giochi di luce o il dipinto Riva degli Schiavoni con i lampioni a gas del 1870 del figlio Giovanni. Quest'ultima si inserisce all'interno di un nuovo corso, quello dell'arte moderna in cui fa la comparsa la prima illuminazione a gas grazie alla quale Palazzo Ducale e la Libreria Marciana campeggiano nella scena.
A seguire è possibile considerare alcune opere di Ippolito Caffi e Guglielmo Ciardi pittori che puntarono all'esaltazione del sentimento, per i quali elemento imprescindibile è l'esperienza diretta della visione costituendo quasi un parallelo con la pittura che i paesaggisti stavano sviluppando in Francia. Conclude la mostra "Venezia il teatro della vita" una sezione in cui emerge come protagonista assoluta la vita quotidiana di popolani veneziani e di dame raffinate ed imbellettate alla quale fanno da sfondo scorci particolari e caratteristici della città lagunare come quello dell'opera Le curiose di Venezia di Luigi Da Rios del 1886 (fig6).
Olio su tela, Collezione privata
La festa del Redentore venne istituita nel 1577 al termine della terribile epidemia di peste che colpì duramente la popolazione veneziana e non solo.
Ogni anno nel mese di luglio viene festeggiata la liberazione dalla pestilenza. In questo dipinto dal punto di vista ribassato in primo piano troviamo la gente riunitasi per la celebrazione ma, il nostro sguardo non può non essere catturato dagli splendidi giochi di luce dei fuochi in lontananza che illuminano la notte.
La città di Venezia conserva un fascino intramontabile: ancora oggi amata da tutti noi, nel passato riuscì ad attrarre ed incantare viaggiatori, mercanti ed artisti. La sua grandiosa bellezza affiora dai dipinti esposti in un percorso ben organizzato e ricco di capolavori.
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