La
Fondazione Adriano Bernareggi, fino al 29 gennaio 2017, dedica al maestro
Trento Longaretti la mostra Longaretti lungo un secolo che intende
ripercorrere la storia artistica del pittore in occasione del suo centenario.
In
esposizione 42 opere che coprono un lasso di tempo che va dagli anni Trenta
agli anni Duemila appositamente scelte all'interno della vastissima produzione
del maestro, da Simone Facchinetti e Carlo Pirovano curatori della mostra.
Cent'anni
di vita di cui settanta dedicati all'arte testimoniano la passione e l'intenso
lavoro che hanno portato l'artista a produrre migliaia di opere documentate ed
autenticate.
Sono
quattro le sezioni in cui è suddivisa l'esposizione: La rappresentazione umana,
la natura morta, i viandanti e gli autoritratti.
Nelle prime opere in esposizione Madre in riva al mare del 1963 (fig1) e Donna e bambini del 1962 (fig2), la pregnanza comunicativa è affidata alla figura della madre in cui secondo Longaretti c'è l'essenza dell'umanità. La figura femminile racchiude in sé interrogativi legati all'esistenza, ad un futuro minaccioso che incombe sui figli, dubbi espressi mediante forme che si assottigliano in diagonale producendo un senso di instabilità emotiva. Madre con bambina che grida del 1968 (fig3) è un'immagine dolorosa di una madre turbata da una minaccia proveniente dal cielo che spaventa una figlia urlante dalla paura.
Tramite il genere della natura morta l'artista trevigliese dimostra come la sua pittura sia riuscita ad evolversi toccando alcune correnti artistiche del periodo senza mai farsi completamente coinvolgere. In questo senso si può ammirare la Natura morta con candela e Kn del 1940 (fig4) un dipinto dai modi postimpressionistici nel quale Longaretti dichiara la sua contrarietà all'astrattismo. Nella Natura morta in verde del 1956 (fig5) rammenta i soggetti proposti da Giorgio Morandi mentre la Natura morta con limone e vasetto biancoblu (fig6) è un dipinto metafisico, contrastato nel quale prevale la bidimensionalità.
Il coinvolgimento emotivo più forte, Trento Longaretti lo ha provato per i profughi, coloro che fuggono dal proprio paese e si ritrovano a girovagare da un posto all'altro in assenza di un tetto sulla testa. Alla solitudine degli ultimi in fuga dalla guerra e alla fragilità umana l'artista dedica alcuni dipinti.
Fuggiaschi in nero con carrettino (fig7) del 2001-2002 è un'opera emblematica della situazione vissuta dalle persone che si lasciano alle spalle una città distrutta, il loro cammino è rivolto verso chissà quale meta. L'esodo del popolo ebraico rivive all'interno di questa tela, è un richiamo all'evento biblico dettato da una profonda sensibilità religiosa.
Figura drammatica di fuggiasco (fig8) rappresenta uno dei tanti uomini nei quali la debolezza fisica dovuta ad una vita grama si mescola all'afflizione per la propria condizione.
Nell'ultima sezione della mostra una serie di autoritratti si susseguono uno dopo l'altro, la sensazione che si ha è quella di sfogliare un album di fotografie: sui volti dell'artista si nota l'inevitabile passare del tempo, un tempo che è servito a raggiungere una grande maturità artistica.
I suoi autoritratti sono una proiezione sull'osservatore dell'immagine di se stesso che delinea i tratti malinconici di un carattere profondamente riflessivo.
Un uomo che conosce bene se stesso e che si dipinge senza guardarsi allo specchio come nei due autoritratti del 1983 e 2005 realizzati con pennellate ampie e corpose, quelle che si possono vedere anche nell'opera L'artista e il suo mondo (fig9) del 1984.
Nel dipinto Madre e autoritratto rosso (fig10) a prevalere è il sentimento di amore e l'attaccamento alla vita, simboleggiata dal colore rosso. Il ritratto dell'artista, collocato in basso a sinistra, sembra non voler interferire con il momento di tenerezza della donna con il suo bambino.
Longaretti
nell'arco di tutta la sua carriera artistica realizzò opere di carattere sacro
e profano. Il suo autentico concetto di umanità gli permise di mostrare la sua
sensibilità d’animo anche all'interno di opere più terrene e non votate alla
spiritualità.
Le
pennellate dell'artista hanno dato voce ed espressione ad una tematica tanto
cara diventata fulcro contenutistico delle sue opere ovvero il tema della
condizione umana.
Il
suo impegno militare durante la Seconda guerra mondiale lo spinse a contatto
con una umanità oppressa e dolente che qualche tempo dopo farà la sua comparsa
sulle tele, personificate dagli esuli amareggiati ed abbandonati a loro
stessi.
Una
questione più che mai attuale sintomo di un profondo atteggiamento
misericordioso nei confronti dei più deboli.
Aldo
Carpi maestro di Trento Longaretti in occasione di una mostra bergamasca nel
lontano 1956 disse a proposito dell'artista:
.."si può forse intravedere
nell'opera pittorica di Longaretti uno spirito mistico, per certe espressioni, nelle loro sintesi, dolorose quasi religiose, ma io penso che mistico egli non sia e che l'espressione intera di lui nasca proprio e soltanto dalla semplicità
dell'animo suo, dal chiaro onesto guardare e considerare gli uomini e le cose"...(Aldo Carpi, Presentazione mostra Longaretti, Galleria della Rotonda, Bergamo, 1956).
Una mostra,
dunque, da non perdere che consente di conoscere le tappe principali dell'ampia
produzione artistica del maestro.
Le opere in
esposizione documentano in modo straordinario la volontà di raccontare la
condizione umana nel segno di una rara sensibilità.
Commenti: 0