L’arte prestigiosa di Giambattista Tiepolo
viene celebrata a Palazzo Creberg di Bergamo nella splendida mostra a
cura di Angelo Piazzoli, Segretario Generale della Fondazione Credito
Bergamasco e Giovanni C.F.Villa.
Fino al 28 ottobre saranno visibili opere
rilevanti del panorama artistico settecentesco, provenienti dai Musei Civici di
Vicenza.
In esposizione opere di Louis Dorigny,
Giovan Battista Piazzetta, Luca Carlevarijs, Sebastiano e Marco Ricci,
Giambattista Pittoni, Francesco Aviani, Carlo Eismann Brisighella e Giandomenico Tiepolo.
La mostra è il risultato di un proficuo
lavoro di collaborazione tra la Fondazione Credito Bergamasco e i Musei Civici di Vicenza
diretti dal Prof. Giovanni C.F. Villa. Come segno di gratitudine per il
prestito accordato, Fondazione Creberg si è occupata delle operazioni di
restauro di tre dipinti di Giambattista Tiepolo e del figlio Giandomenico.
La proposta espositiva punta a far conoscere più in profondità l'artista veneziano, poco familiare ai bergamaschi eppure molto attivo nel nostro territorio. Tra i suoi
lavori si possono infatti ricordare la Pala del Martirio di S. Giovanni Vescovo
di Bergamo in S. Alessandro, gli affreschi della Cappella Colleoni, la Pala
della Chiesa di Ognissanti a Rovetta ed i bozzetti all'Accademia Carrara.
Radioso, luminoso, narrativo e seduttivo questo è Giambattista Tiepolo. Si fece portavoce della nobiltà veneziana settecentesca riuscendo a coglierne gli ultimi fasti poiché destinata da lì a pochi anni ad eclissarsi. Egli lavorò per illustri famiglie aristocratiche di Venezia ed entroterra, affrescò dimore milanesi, riscuotendo successo anche a livello internazionale con la decorazione della residenza di Würzburg in Baviera (1750-1753) e quella del Palazzo Reale di Madrid (1761-1764).
L'apprezzamento, del quale riuscì a godere per lungo tempo, lo portò ad essere un pittore molto prolifico. L'artista si impegnò anche nella realizzazione di cicli ad affresco e dipinti per la committenza ecclesiastica della Serenissima: la decorazione del Palazzo Arcivescovile di Udine eseguita a soli trent'anni tra il 1726-29 è il suo capolavoro giovanile.
Ad un certo punto della sua carriera iniziò ad avvalersi della collaborazione di allievi nonché dei figli Lorenzo e Giandomenico. Quest'ultimo seguì il padre nelle commesse più importanti e successivamente sviluppò uno stile autonomo.
L'opera La Verità svelata dal Tempo del 1744 collocata nella salone principale, affida alle figure allegoriche della verità e del tempo, il compito di ricevere i visitatori rendendoli partecipi della bellezza dell’arte del loro maestro.
L’atmosfera ariosa, la pennellata morbida e i colori lucenti permeano la tela: l'osservatore può così compiacersi di una visuale simile a quella che il committente Carlo Cordellina ebbe modo di contemplare nella sua dimora veneta. Il dipinto infatti fu commissionato dall’avvocato Cordellina al pittore per la decorazione del soffitto di una delle sue ville.
Paolo Veronese, Sebastiano Ricci, Giovan Battista Piazzetta sono tutti artisti ai quali Tiepolo si ispirò negli anni della sua formazione e dai quali poi si allontanò diventando sempre più indipendente. In particolar modo, durante i suoi inizi giovanili, Tiepolo si formò sulle composizioni di intonazione drammatica di Giambattista Piazzetta che è presente in mostra con il dipinto Estasi di san Francesco (fig1) del 1729 realizzato per la chiesa di S Maria dell'Aracoeli a Vicenza.
Per la stessa basilica qualche anno più tardi, nel 1733-1734, Tiepolo realizzò la Pala dell'Immacolata Concezione (fig2) della quale possiamo ammirare il fulgore della veste di tessuto serico della Vergine dai toni freddi argentei a contrasto con i toni più caldi del fondo. In questo dipinto i toni scuri richiamano ancora la lezione di Piazzetta.
Le opere di grandi artisti del '700 fanno da cornice al loggiato del piano superiore. Qui possiamo vedere Prospettiva di rovine con figure (fig3) dipinto eseguito nel 1725 c.a. dal bellunese Sebastiano Ricci in collaborazione con il nipote Marco. L’opera è un capriccio, un'evocazione nostalgica di rovine architettoniche del passato con lo scopo di rammemorare valori morali ormai perduti.
Questo tipo di figurazione, derivava del vedutismo settecentesco che Luca Carlevarijs contribuì ad avviare come genere autonomo e del quale abbiamo un esempio nel Paesaggio con arco trionfale e monumento equestre del 1710-1714.
Sebastiano Ricci fu una figura importante per il rococò veneto in quanto riuscì a rinnovare la pittura lagunare conferendogli la luminosità e la brillantezza cromatica di Paolo Veronese insieme a una spazialità scenografica di paesaggi e architetture. La conoscenza di questo artista per Tiepolo fu determinante perché grazie a lui, la sua tavolozza cromatica si fece più fresca e luminosa.
Anche l’affresco di Ludovico Dorigny Andromeda (fig4) e il dipinto La Concordia entrambi dell’ultimo quarto del XVII secolo costituirono validi esempi per Tiepolo che si fece attrarre dalla plasticità e sinuosità dei corpi femminili e dalla loro pelle diafana. Un altro artista contemporaneo di Tiepolo fu Giambattista Pittoni del quale in esposizione possiamo vedere due tele a soggetto mitologico di cui una è Diana e le ninfee (fig5) del 1725. Di questa tela colpiscono le gamme cromatiche così ricche e sfavillanti ed una magnifica dea cacciatrice dal corpo perlaceo e seducente.
Un aspetto poco noto della produzione di Tiepolo sono gli Scherzi e Capricci, cioè una serie di acquaforti realizzate negli anni Trenta come svago personale dell’artista. Gli Scherzi di fantasia (fig6) furono pubblicati postumi dal figlio Giandomenico dopo la morte del padre, a differenza dei Capricci (fig7) divulgati nel 1743 all’interno della Raccolta di chiaroscuri di Antonio Maria Zanetti.
In queste opere grafiche Tiepolo creò un mondo fantastico popolato da negromanti, astrologi, satiri, fauni. Le immagini che ne derivano sono l'unione fra il capriccio, il grottesco e chissà quali suggestioni letterarie. Tiepolo dimostrò la sua sapiente abilità tecnica incisoria, dal tratto rapido del bulino e della puntasecca a favore di un repertorio personale di forte inventiva.
Acquaforte
Come accennato in precedenza i figli di Tiepolo, Lorenzo e Giandomenico seguirono il padre nei cicli decorativi in Baviera e Madrid.
Soprattutto Giandomenico fu attivo sulla scena artistica anche dopo la morte del padre: ragazzo talentuoso, collaborò alla decorazione della foresteria della vicentina Villa Valmarana.
Egli seguì la lezione paterna giungendo in seguito a sviluppare un proprio stile. Un esempio è riportato nell'opera Enea, Anchise e Ascanio del 1773 un brano epico nel quale la concitazione per la fuga dalla città di Troia in fiamme è restituita mediante una pennellata corposa dal colore vibrante.
La diversificazione dei generi pittorici dei dipinti esposti, dimostra come la città di Venezia ormai destinata al tramonto volesse mantenere su di sé l’attenzione da un punto di vista culturale. Raggiunse questo proposito avvalendosi di eccellenti artisti, tra questi Tiepolo che si distinse come il massimo esponente della pittura settecentesca.
Di lui lo storico dell'arte Andrè Chastel disse: L'arte del Tiepolo, di una vistosità e di una generosità che non trovano confronti tra i suoi contemporanei del rococò francese, prende lo spunto dalla bellezza luminosa celebrata dai maestri del '500…; la sua vena narrativa, il suo senso di uno spazio infinito danno, per l'ultima volta, l'idea di un grande organismo dove tutto è magnificamente armonizzato per la rappresentazione visiva del religioso e del profano. (A.Chastel, Il Settecento veneziano nelle arti, 1960).
La mostra è anche una condizione favorevole per poter apprezzare i lavori di restauro eseguiti da esperti su alcuni dipinti di Cavagna e Moroni. Le attività di risanamento furono iniziate dalla restauratrice Eugenia De Beni recentemente scomparsa alla quale è dedicata l'esposizione.
Un evento espositivo senza dubbio affascinante che affida alla pittura il compito di emozionare: un obiettivo pienamente raggiunto.
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