A Palazzo Martinengo di Brescia fino all'11 giugno 2017 i riflettori sono puntati sulla pittura italiana dell'Ottocento. Sono cento le opere esibite al pubblico, secondo una narrazione ordinata delle correnti e dei movimenti pittorici del secolo ed i loro illustri esponenti. La mostra curata da Davide Dotti, organizzata dall'Associazione Amici di Palazzo Martinengo, in collaborazione con la Provincia di Brescia, col patrocinio del Comune di Brescia propone un folto gruppo di opere provenienti soprattutto da collezioni private e presenta un criterio cronologico espositivo che segue il naturale susseguirsi delle vicende artistiche del periodo storico considerato.
I primi decenni dell'Ottocento videro l'affermarsi del Neoclassicismo un movimento culturale fiorito a metà del Settecento, che fece della riscoperta dell'arte classica il principale ideale estetico. Nella prima sala la scultura Amore e psiche stanti del 1796 (fig 1) di Antonio Canova, è un’evocazione della bellezza antica mediante l’adozione del canone di compostezza ed armonia teorizzato dallo storico dell'arte Johann Joachim Winckelmann.
Con piacevole sorpresa dell'artista trevigiano, noto ai più soprattutto come scultore, è esposto anche un dipinto Le Grazie del 1799 (fig 2) in cui sono effigiate le dee portatrici di gioia e prosperità.
In pittura eccellenti esempi di neoclassicismo furono Luigi Ademollo, Felice Giani, Gaspare Landi ed il milanese Andrea Appiani del quale si può ammirare il dipinto Venere allaccia il cinto a Giunone del 1810-1812 (fig 3). Appiani, pittore ufficiale dell'imperatore Napoleone Bonaparte, concepì opere celebrative e dipinti a soggetto mitologico come quella sopraccitata che fa parte di un gruppo di quattro tele realizzate e mai collocate in Palazzo Reale a Milano in occasione delle nozze tra l'imperatore e Maria Teresa d'Austria.
L'opera Maria Stuarda mentre sale al patibolo (fig 4) è un dipinto monumentale che campeggia nella sala dedicata al Romanticismo, il suo autore Francesco Hayez eseguì questa tela a soggetto storico nel 1827 e lo stesso anno la presentò all'Esposizione dell'Accademia di Brera con grande successo.
L'eleganza dei costumi, degli ornamenti e la varietà delle pose degli astanti sono i tratti caratteristici dell'opera. Nella stessa sala si possono osservare alcuni ritratti di rinomati personaggi dell'epoca come il Ritratto del principe Barbiano Belgioioso d'Este del 1846 di Hayez e si può notare un dipinto che incuriosisce per la particolarità del soggetto. L'opera a cui mi riferisco è Newton osserva la rifrazione dei colori della luce nelle bolle di sapone del 1827 (fig 5) del bolognese Pelagio Pelagi. La scena di gusto narrativo mostra una bambina mentre gioca con delle bolle. Questo momento ludico consente allo scienziato inglese di giungere all'intuizione del fenomeno ottico. Il dipinto proveniente dalla Pinacoteca Tosio Martinengo fu commissionato proprio dal conte e mecenate Paolo Tosio.
In esposizione vi sono opere di Carlo Arienti, Giacomo Trecourt, Enrico Scuri e Giovanni Carnovali. Di quest'ultimo artista sono presenti tre dipinti tra cui l'Autoritratto con tavolozza e pennelli del 1855. in questa opera si può cogliere la peculiarità della tecnica pittorica di Carnovali, fondata sulle pennellate rapide e la morbidezza degli accordi cromatici.
Tranquillo Cremona, Federico Faruffini, Daniele Ranzoni, Cesare Tallone, Luigi Conconi sono alcuni degli artisti che diedero vita alla scapigliatura, la nuova estetica diffusasi nell'Italia settentrionale, dal carattere anticonformista in contrasto con la pittura romantica ed il manierismo accademico. Le loro proposte pittoriche riguardavano i ritratti, i paesaggi ma con una maggiore attenzione per la realtà.
Alcuni esempi sono Il Ritratto dell'attrice Emma Ivon (fig 6) del 1875 di Tranquillo Cremona, Flora del 1871 di Daniele Ranzoni e Nevicata (fig 7) del 1890 del bresciano Francesco Filippini.
Quest'opera giocata sulle gamme cromatiche dei bianchi e dei bruni è un modello di pittura naturalistica lombarda nella quale ogni aspetto della realtà è restituito pittoricamente mediante una visione intimista.
Di Mosè Bianchi, artista che si formò all'interno della Scapigliatura milanese possiamo vedere in esposizione La vigilia della sagra (fig 8) del 1870. Si tratta di una scena che appartiene alla quotidianità: le prove di canto corale in una sagrestia nella quale i bambini in tutta naturalezza cantano e perché no, si annoiano pure.
Da Milano si scende fino in Toscana dove a Firenze nel 1855 si costituì presso il Caffè Michelangelo un nuovo movimento artistico. Dipinti che narrano la vita ordianaria, l'oggettività catturata mediante la pittura di macchia: questo è l'aspetto fondante dei Macchiaioli, un gruppo del quale hanno fatto parte Silvestro Lega, Telemaco Signorini, Giovanni Fattori, Adriano Cecioni e Giuseppe Abbati.
La rassegna ospita numerosi dipinti di questa corrente, tra questi possiamo ricordare un soggetto di vita militare come Le ordinanze del 1883 di Giovanni Fattori, Il Ghetto di Firenze (fig 9) opera di denuncia sociale del 1892 di Telemaco Signorini e Le sorelle Bandini nel roseto (fig 10) del 1890 di Silvestro Lega, nelle cui opere si possono scorgere delle analogie con la pittura impressionista.
Nel corso dell'Ottocento iniziò a diffondersi il fascino per le atmosfere esotiche della civiltà orientale, un mondo lontano raccontato dai viaggiatori europei tra i quali vi furono anche artisti che si lasciarono sedurre da questi luoghi. Gli scavi archeologici, la campagna militare in Egitto da parte di Napoleone nel 1798 contribuirono notevolmente al diffondersi di un forte interesse per il mondo orientale così estraneo alla cultura occidentale, misterioso, lascivo ed opulento.
L'artista bellunese Ippolito Caffi compì un viaggio in Turchia e nel 1844 licenziò l'opera intitolata L'Ippodromo di Costantinopoli (fig 11) nella quale un tramonto dorato avvolge obelischi e minareti creando un'atmosfera magica. Altri artisti furono ispirati da temi più legati ad un mondo interiore, profondo e spirituale come Domenico Morelli che dipinse Maometto prega con i soldati nel deserto prima della battaglia di Od del 1885 e Pompeo Mariani che realizzò Preghiera al Cairo del 1881.
In questa sezione, che si suddivide in due sale, sono presenti diversi lavori fondati sulla riproduzione della realtà.
Scene di genere, dalla vita domestica al lavoro nei campi, dai paesaggi a ambientazioni tratte dalla cronaca di costume. Un succedersi di dipinti di Achille Glisenti, Angelo Inganni, Molteni, Ferragutti, Domenico e Gerolamo Induno, Napoleone Nani.
Uno splendido esempio di pittura di genere recentemente scoperto dal curatore Davide Dotti è Ragazza che cucina con lo spiedo di beccacce (fig12) di Angelo Inganni del 1870: un donna illuminata completamente dalla fiamma dello spiedo è intenta ad arrostire della cacciagione, un piatto tipico del bresciano ora vietato per legge.
Dell'artista lombardo vi sono altre opere in mostra come la Veduta di Piazza della Scala sotto la neve del 1878 ed il dipinto La danzatrice Maria Taglioni (fig13) del 1841 in cui è raffigurata l'omonima ballerina della Scala molto nota all'epoca.
Nei dipinti dei fratelli Domenico e Gerolamo Induno è il tema domestico ad essere privilegiato, con l'ambientazione rustica abitata da umili personaggi. In esposizione La visita alla balia (fig14) del 1861 (?) di Domenico Induno e Il bacio del bersagliere del 1870 del fratello Gerolamo.
L’osservazione della realtà procede nella seconda sala con i paesaggi di Filippo Palizzi, Giacomo Favretto, Antonino Leto, e con i dipinti di genere come la buffa e irriverente opera di Gaetano Chierici Beffe al Gatto del 1877 (fig15) e il Circo di Giovan Battista Quadrone del 1894.
Fu con la Triennale di Milano del 1891 che si sancì ufficialmente la nascita del Divisionismo ed il ventennio successivo fu completamente interessato dalle nuove composizioni che si basavano sull'accostamento di colori primari integrati in un secondo momento dall'occhio dell'osservatore. Sono esposte opere di Emilio Longoni, Angelo Morbelli, Gaetano Previati, Giovanni Segantini.
I divisionisti dipinsero la realtà facendo riferimento ai valori etici e sociali come nell'opera Membra stanche o famiglia di emigranti (fig 16) di Pellizza da Volpedo del 1905/6 e si accostarono alle tematiche simboliste come nel caso della Maternità di Previati del 1905 e la luminosa e brillante Alpe di maggio (fig 17) di Giovanni Segantini del 1891.
Di tutt'altro tenore stilistico e tematico è l'ultima sezione della mostra in cui si possono ammirare i lavori di Boldini, Zandomeneghi, De Nittis "gli italiani a Parigi". La capitale francese, nella seconda metà dell’Ottocento visse una florida stagione artistica e alcuni artisti italiani non rimasero indifferenti al suo fascino.
Una Parigi moderna, con la classe borghese in ascesa dedita al divertimento, donne eleganti e disinibite ed un lusso sfrenato: questi sono solo alcuni degli aspetti caratteristici immortalati nelle tele di Giovanni Boldini come il Ritratto della baronessa Malvina Marie Vitta (fig 18) del 1889, un'opera a pastello su seta in cui protagonista è una sensuale donna emancipata e nel Ritratto della principessa Redziwill (fig 19) del 1910 sempre dell'artista ferrarese.
Nel 1967 l'artista pugliese De Nittis si trasferì a Parigi dove realizzò vedute della città mostrando interesse per le scene di vita mondana come nel dipinto Il laghetto dei giardini da Luxembourg del 1875 (fig 20).
Anche nei dipinti di Federico Zandomeneghi si può riscontrare l'interesse per i medesimi soggetti, alcuni esempi sono Serata di gala (fig 21) del 1890 e Il Tè del 1892 (fig 22) nei quali è evidente la particolare predilezione dell'artista per la figura femminile.
La maggior
parte dei dipinti esposti provengono da collezionisti privati perciò difficilmente
visibili in altri contesti che non siano esposizioni. Questo è indubbiamente
un ottimo motivo per visitare la mostra, tuttavia penso sia importante apprezzare
l'alto contributo che gli artisti ottocenteschi hanno prodotto con la loro
arte; in un periodo storico denso di avvenimenti storici, conquiste
scientifiche, un secolo che poteva già essere considerato moderno.
La mostra
segue un metodo manualistico di presentazione dei movimenti artistici che
ritengo possa essere utile al visitatore che in questo modo si trova nella
condizione di essere "accompagnato" nell'Ottocento a beneficio di una
maggiore comprensione dei temi esposti.
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