Cristo Redentore Benedicente


Cristo Redentore Benedicente
  • Data20-01-2018
  • Categoria

Accademia Carrara Bergamo

In attesa della grande mostra su Raffaello che avrà inizio tra pochi giorni, l'Accademia Carrara offre un assaggio dello stile di questo magnifico artista. Infatti fino al 26 gennaio 2018 presso la pinacoteca sarà possibile ammirare il Cristo Redentore Benedicente, un dipinto giovanile dell'artista urbinate, concesso in prestito temporaneo dalla Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia.
L'opera si può collocare intorno al 1505: Raffaello è un ragazzo poco più che ventenne già molto conosciuto e apprezzato, si trova a Città di Castello oramai autonomo e non più come allievo della bottega del padre Giovanni Santi. Infatti l'artista, dopo un primo periodo formativo accanto al padre, inizia a lavorare in modo indipendente, dimostrando di aver raggiunto precocemente una certa maturità artistica.
Il dipinto inizialmente di proprietà della famiglia Mosca di Pesaro, fu acquistato dal conte Paolo Tosio nel 1832 per poter arricchire la sua raccolta personale di opere d'arte.

Il Cristo Redentore Benedicente, tavola di di piccole dimensioni riservata alla devozione privata, presenta l'influenza della statuaria classica. A questo proposito fondamentale fu il soggiorno dell'artista a Roma nel 1503-04 e nel 1504 a Firenze. Durante questi viaggi Raffaello sviluppò un grande interesse per il mondo antico del quale la cultura umanistica ne era promotrice.
La corporatura volumetrica della figura crea un nuovo rapporto con lo spazio e il suo chiarore è molto simile al bianco marmoreo dei gruppi scultorei. Il drappo rosso che copre la spalla e ricade all'indietro non fa altro che accentuare il candore della pelle.
L'ispirazione all'arte fiamminga conosciuta in Umbria si può evincere da alcuni elementi: la barba dorata appena accennata, esempio di ricercatezza del dettaglio così come lo studio approfondito della luce. Anche i capelli risultano ben definiti ma ciò che crea stupore è la sensazione della loro morbidezza che traspare dal dipinto.
A questo proposito è interessate notare come Raffaello utilizzi la tecnica dello sfumato leonardesco appresa durante un suo soggiorno a Firenze. Attraverso questo accorgimento stilistico i capelli assumono leggerezza grazie ad una mancanza di contorni pittorici netti come accade anche nel paesaggio di fondo.  
Il viso del Cristo secondo alcuni studiosi sarebbe una riproduzione delle fattezze dell'artista urbinate con tratti perugineschi dolci e leggermente malinconici.

Raffaello è ricordato, accanto a Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti, come l'artista più rappresentativo della fase più matura dell'arte rinascimentale. Egli contribuì in modo significativo alla ripresa degli studi sull'arte classica dando loro maggiore completezza e nuove applicazioni. Attraverso la corte pontificia ma anche mediante i contatti con poeti, umanisti e amatori d'arte le sue ricerche trovarono ampia diffusione così come la sua fama. 
A questo proposito lo storico dell'arte francese Andrè Chastel scrisse: "Nella sua arte, germogliata da una cultura ricca e cosciente, si opera il contatto con un'antichità da età dell'oro che è anche un repertorio di forme chiare e di gesti espressivi".
L'opera è esposta accanto al S. Sebastiano, un dipinto realizzato qualche anno prima del Cristo Benedicente e esposto in collezione permanente in pinacoteca. Entrambe opere giovanili, sono accomunate dalla cura dei particolari e da un'espressione di pacata e serena tranquillità, un segno caratteristico dello stile raffaellesco.



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