Verso Monet, storia del paesaggio dal Seicento al Novecento è un viaggio attraverso le modalità di visione della natura di artisti che si sono dedicati totalmente a questo genere pittorico contraddistinguendosi per peculiarità e stile in ogni epoca fino all' età moderna. Ed è proprio il Novecento il punto d'arrivo di questo viaggio ed altresì punto di partenza per le sperimentazioni future.
L'esposizione è stata pensata considerando due aspetti, il vero e falso in natura, attorno ai quali gli artisti costruirono la realtà fatta di dati fisici e al contempo soggettivi.
La mostra apre con i paesaggi seicenteschi di Carracci, Domenichino, Rosa. In queste opere la natura è presentata come soggetto autonomo, essa è reinterpretata attingendo all' antico.
Si prosegue con gli artisti francesi Claude Lorrain e Nicolas Poussin le cui opere, volutamente esposte una accanto all' altra, dimostrano la possibilità di giungere ad esiti compositivi diversi partendo dall' esame di medesimi aspetti: schizzi en plein air fondati sulla combinazione di aspetti rurali della campagna romana con elementi dell' antichità.
In Lorrain i morbidi passaggi tonali lasciano spazio alla luce, vera protagonista dei suoi dipinti: lo spettatore è calato in una dimensione bucolica che lascia trasparire un ' approccio più emotivo alla pittura mentre per Poussin, vi è una elaborazione più razionale del paesaggio come in Paesaggio con le ceneri di Focione nel quale la vedova che raccoglie le ceneri del marito rimane immobile, come fosse bloccata in un contesto in cui è l'architettura a dominare. Dipinti degli olandesi Jacob Van Ruisdael, Van Goyen pongono la natura al centro dell' attenzione dello spettatore influenzando negli anni successivi numerosi artisti.
La seconda tappa del viaggio è la veduta settecentesca che si potrebbe descrivere con un'unica parola: Venezia. Città d'indagine priviliegiata da Canaletto, Guardi e Bellotto che restituiscono immagini autentiche e contemporaneamente artificiose della realtà secondo la loro immaginazione. Essi danno vita a immagini particolareggiate, dominate da un aria tersa e da una dilatazione del campo visivo ottenuto grazie all'utilizzo della camera ottica. Un esempio è Capriccio palladiano di Canaletto, ricostruzione fantasiosa in cui l' artista fonde il mare di Venezia con elementi esistenti e solamente progettuali dell'architetto vicentino Palladio.
Il viaggio prosegue con gli artisti romantici Constable,Turner massimi rappresentanti del paesaggismo inglese dell' ottocento. Il primo riporta sulla tela l'osservazione diretta della natura con una resa minuziosa dei particolari mentre Turner sperimenta una pittura "vista" ed "immaginata" nella quale la natura si rende manifesta con una libertà coloristica senza precedenti, raffigurando fenomeni naturali nel massimo della loro potenza davanti ai quali l' uomo non può nulla. Un esempio è Paesaggio con fiume e montagna in lontananza di Turner.
Il paesaggio
impressionista è illustrato in mostra da opere di molteplici esponenti del
gruppo e non solo, attivi fino alla seconda metà del '800: Renoir, Pisarro,
Degas, Sisley, Manet e Cezanne. La Senna a Cha Tou di Renoir
è un'opera che segna il culmine della tecnica impressionista: l' artista
raffigura una scena fluviale dosando le pennellate a seconda delle zone da
dipingere; distese per l' erba e tocchi più leggeri per i fiori.
L'interpretazione della natura è testimoniata ulteriormente da opere di P. Gaugin, Van Gogh come gli Ulivi, e da dipinti di Cezannè come la Diga di Francois Zola.
Spetta a Claude Monet concludere il viaggio sullo studio della natura e le venti opere presenti in mostra segnano in modo evidente il cambiamento che egli introdusse alla fine degli anni '70 dell' '800 mettendo in crisi i principi fondanti dell' impressionismo: l'artista continua a dipingere en plein air ma la novità è il completamento del quadro in atelier. Ed ecco che ritorna il concetto di vero e falso in natura, la realtà continua ad essere guardata ma viene interpretata secondo l' interiorità dell' artista. In esposizione vi sono alcune tele che compongono parte della serie, costituita da oltre cinquanta opere, della Cattedrale di Rouen, soggetto che si è prestato per molti anni allo studio, da parte di Monet delle variazioni atmosferiche, delle particolari condizioni di luce in diversi momenti del giorno. La tecnica utilizzata in questi dipinti ed anche nelle Ninfee, di poco successive, caratterizzata dalla sovrapposizione di tonalità di colore denso con tocchi rapidi, preannuncia la grande stagione della pittura astratta del novecento. Salice piangente del 1918 è l'opera che chiude idealmente l'esposizione, è un dipinto nel quale la materia si fa viva, attribuendo alla natura i colori della propria dimensione interiore. I pannelli didattici, valido supporto ai visitatori per comprendere al meglio l'esposizione appaiono a mio avviso troppo esaustivi e poco pratici alla lettura a fronte delle mole di spettatori presente all' interno di ogni sala.
1889 Saint-Rémy
Gli Ulivi diventano un soggetto autonomo e privilegiato nella ricerca pittorica di Van Gogh che li rappresenterà in varie versioni.
Sono contraddistinti da una linea forte ed incisiva, a tratti nervosa, egli parte dall' osservazione diretta della natura giungendo a trasmettere gli stati d' animo della propria personalità inquieta.
1908 Cardiff, Amgueddfa Cymru, National Museum of Wales.
Soggetto privilegiato della ricerca artistica degli ultimi anni di Monet, le Ninfee rappresentano uno studio approfondito degli aspetti più nascosti, più intimi della natura.
Il laghetto di Giverny con le sue ninfee venne ritratto dall' artista in 250 dipinti dalla fine degli anni novanta fino alla sua morte nel 1926.
L'artista cattura sulla tela i riflessi della luce sull' acqua, studia le variazioni di colore in base alle ore del giorno.
1835-1836 Amburgo, Hamburger Kunsthalle
L' artista inglese raffigura un paesaggio sublime,nel quale la natura è rappresentata in tutta la sua magnificenza: forti effetti luminosi ed una pennellata sfumata accennano un paesaggio nel quale gli elementi si confondono.
Il sublime per la prima volta teorizzato da E.Burke nel 1756 nasce da sentimenti di paura e di orrore suscitati dall’infinito, dalla dismisura, da «tutto ciò che è terribile o riguarda cose terribili» il vuoto, l’oscurità, la solitudine, il silenzio,sentimento misto di sgomento e piacere provato alla visione di cose terribili.
1881 Olio su tela, Museum of Fine Arts, Boston
Renoir, in quest' opera raffigura uno scorcio della senna presso la cittadina di Chatou dell'Île-de-France.
Alberi di castagno in fiore e una folta vegetazione invadono la tela e la Senna si scorge in secondo piano.
L' artista utilizza una tecnica pittorica differente a seconda delle zone da dipingere: l' erba è resa con tocchi di colore fitto e leggero mentre gli alberi appaiono modellati con pennellate frante.
1878-1879 Cardiffe, Amgueddfa Cymru National Museum Wales
Il colore e la sua sintesi era tutto ciò che a P.Cezannè poteva interessare. Nella realizzazione dei suoi paesaggi il suo intento era quello di creare forme naturali avvalendosi solamente dell' uso del colore.Con le pennellate Cezanne costruisce le forme, plastiche quasi fossero solidi geometrici. La pittura di Cèzanne è materica con distacchi netti di chiazze di pigmento verde, azzurro e ocra.
1885,Museum of Fine Arts of Boston
Campo di papaveri vicino a Giverny è un dipinto en plein air del quale Monet realizzò numerose versioni.
Il campo si trovava vicino alla casa dell' artista ed egli lavorò dalla medesima postazione cogliendo sempre lo stesso punto di vista in diversificate ore del giorno.
Fondamentale era fissare l' istante, l' impressione della natura in una determinata condizione atmosferica e di luce.
La superficie era costituita da pennellate dense di colore spesso giustapposte le une alle altre creando diversi livelli di luminosità.
Sono molto interessata all'arte figurativa e non in genere sempre.