"Dal cielo alla terra. Da Michelangelo a Caravaggio". Il percorso attraverso il tesoro d'Italia
continua.
Vittorio Sgarbi Dal
cielo alla terra. Da Michelangelo a Caravaggio. Il tesoro d'Italia III, Bompiani
editore
Il volume Dal
Cielo alla Terra, da Michelangelo a Caravaggio edito
da Bompiani è il terzo tomo di un progetto volto ad illustrare i capolavori
degli artisti italiani, pittori e scultori, protagonisti di un periodo storico
inquieto definito dalla critica moderna Manierismo che culminerà con
Caravaggio.
Dal Cielo
alla Terra lo definirei un romanzo sulla bellezza dell'arte figurativa
italiana: Vittorio Sgarbi con l'innegabile prosa appassionata che lo
contraddistingue, parla a tutti noi dell'incommensurabile tesoro della nostro
Paese.
I decenni presi in esame dall’autore furono molto
fecondi in ambito artistico: alcuni artisti compresero e
condivisero i dettami compositivi dei maestri Michelangelo e Raffaello ma al
contempo li sovvertirono dando vita ad un nuovo stile irrazionale, bizzarro,
virtuosistico e raffinato.
Nella sua opera letteraria
Sgarbi tesse un racconto artistico che ha inizio dagli anni compresi tra il 1540-1550, dei quali Roma e Firenze
furono i centri principali mentre quelli più periferici ed altrettanto
importanti furono l'area padana con i pittori lombardi, emiliani e il Veneto.
Geograficamente parlando pittori e scultori si mossero da una città all'altra,
con un bagaglio di stimoli culturali e reciproche influenze.
Il punto
d'arrivo è la rivelazione di una nuova pittura, quella rivoluzionaria di
Caravaggio, fotografo della realtà, al quale all’interno della pubblicazione è
riservato ampio spazio.
Partendo da Rosso Fiorentino e dalla
sua tormentata Deposizione di Volterra, attraverso artisti
dal temperamento turbolento come Domenico
Beccafumi e Pontormo, si giunge alla compostezza di memoria classica dell'Allegoria
del Trionfo di Venere di Bronzino. Questo è solo l'inizio infatti, da qui in poi, si
alterneranno le vicende dall'afflato romantico del ferrarese Dosso Dossi, dell'energico
Romanino al poco popolare Altobello Melone definito dall'autore l'artista
espressionista tra i più colti del tempo.
Inoltre vi è l'accenno ad artisti poco celebrati dalla critica, come il bresciano Savoldo o l'emiliano Parmigianino, le cui carriere artistiche, per motivi diversi avrebbero potuto avere risvolti differenti.
La narrazione per immagini delle vicende artistiche del grande secolo in questione, vede numerosi artisti in attività nelle province lombarde ed emiliane come Brescia, Bergamo, Lodi, Cremona, Bologna e Parma. Nel Veneto in particolare a Venezia Tiziano lascia le sue ultime opere 'informali' cariche di bagliori di potente drammaticità e in questa città vivrà un eterno conflitto con Tintoretto. Quest'ultimo è qualificato dall'autore come artista narrativo, visionario, scenografico, equilibrato ed è designato come il vero campione del Manierismo.
Vi è spazio anche per la scultura ed Alessandro Vittoria è segnalato da Sgarbi come il più grande ritrattista veneto del'500 anticipatore della verità in scultura di Gian Lorenzo Bernini. La strada che porterà alla pittura della realtà come mai lo era stata prima è attraversata da artisti michelangioleschi come Daniele da Volterra, Pellegrino Tibaldi, è caratterizzata dai notturni di Luca Cambiaso che insieme ai chiaroscuri e agli effetti luministici dei fratelli Campi porteranno al naturalismo di Caravaggio. Dal cielo o meglio, dal Giudizio Universale della Cappella Sistina, si compie un percorso fino alla terra cioè alla vita quotidiana nel suo crudo realismo rappresentata oggettivamente da Michelangelo Merisi.
Il libro è strutturato in sette capitoli e l’autore offre un quadro completo di come l'arte figurativa nel secolo preso in esame sia stata fonte di sperimentazione per taluni artisti mentre altri hanno continuato a guardare con reverenza a Michelangelo e Raffaello, i maestri della "buona maniera".
Di ogni artista è indicata la formazione, le commesse e le opere principali, le eventuali collaborazioni; l'autore si sofferma sulle descrizioni degli affreschi o dei dipinti fondamentali per la definizione dello stile.
L'apparato iconografico, indulgendo sui particolari è di grande aiuto alla lettura. Il linguaggio adottato è ricercato nella forma, ma il livello espositivo è molto chiaro, ha uno stile scorrevole. La pubblicazione rende giustizia agli artisti poco noti ai quali spesso i manuali di storia dell'arte dedicano pochi paragrafi: soventemente chiamati artisti minori, tuttavia dotati di forte personalità e che da questa forzata posizione subalterna nella quale sono stati collocati non hanno nulla da invidiare agli artisti più affermati.
La scrupolosità con cui l'autore affronta ogni singolo pittore o scultore, senza lasciare nulla al caso, è un aspetto apprezzabile fin dalle prime pagine al quale si unisce un'esposizione entusiasta degli eventi. Vittorio Sgarbi ci racconta degli artisti soffermandosi sulle loro caratteristiche stilistiche e personali quasi li avesse conosciuti o avesse avuto un rapporto diretto con loro. Questo è un elemento sorprendente che si può cogliere tra le righe di chi scrive ed è veramente conquistato dall'arte.
Vittorio Sgarbi è nato a Ferrara è un critico d’arte, storico dell’arte e saggista. Ha curato molte mostre in Italia e all’estero, è autore di numerose pubblicazioni sull’arte, tra le quali possiamo ricordare: l’Italia delle meraviglie. Una cartografia del cuore (2009), Piene di grazia. I volti della donna nell’arte (2011),La lunga avventura dell’arte (2013),Gli anni delle meraviglie. Da Piero della Francesca a Pontormo. Il tesoro d’Italia II (2014).
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